
Studio su JAMA Psychiatry
Uno studio pubblicato su JAMA Psychiatry, riportato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ha esplorato l’uso di farmaci antinfiammatori nel trattamento della depressione, proponendo una nuova prospettiva terapeutica. L’analisi si è concentrata su diverse classi di farmaci, tra cui i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), gli inibitori della citochina e le molecole anti-TNF (fattore di necrosi tumorale). Lo studio ha rivelato che l’associazione di questi farmaci con i tradizionali antidepressivi potrebbe portare a una significativa riduzione dei sintomi depressivi, soprattutto nei pazienti che presentano una componente infiammatoria associata alla depressione, un aspetto che non sempre viene preso in considerazione nella pratica clinica.
“L’infiammazione potrebbe non essere solo un sintomo della depressione, ma una causa alla base della sua insorgenza. Intervenire su questo meccanismo potrebbe fornire nuove opportunità terapeutiche.”
La depressione, infatti, sta emergendo come una malattia che non è solo legata a squilibri chimici nel cervello, ma anche a meccanismi infiammatori che possono contribuire alla sua manifestazione. Il trattamento con farmaci antinfiammatori potrebbe quindi rappresentare una strategia utile, non solo come terapia adiuvante per i pazienti che non rispondono ai tradizionali antidepressivi, ma anche per affrontare una causa sottostante della malattia stessa.

Tuttavia, gli autori dello studio sottolineano che, sebbene i risultati siano promettenti, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi effetti e comprendere i rischi e i benefici di una combinazione terapeutica che includa farmaci antinfiammatori, soprattutto in relazione agli effetti collaterali a lungo termine che questi farmaci potrebbero comportare.
In sintesi, questo studio apre la strada a nuove modalità di trattamento per la depressione, suggerendo che la lotta contro l’infiammazione potrebbe rivelarsi fondamentale nel trattamento di una delle malattie mentali più diffuse.