Psicoanalisi e psicofarmaci

L’articolo analizza due delle scoperte più rivoluzionarie nel campo della cura e comprensione della sofferenza mentale: la psicoanalisi e gli psicofarmaci. La psicoanalisi, fondata da Sigmund Freud alla fine del XIX secolo, ha cambiato radicalmente la percezione della psiche umana, introducendo il concetto di inconscio e influenzando in profondità la psicologia, la filosofia, la cultura e le neuroscienze. Nonostante le critiche iniziali riguardo alla sua “non scientificità”, la psicoanalisi ha guadagnato legittimità grazie alle scoperte della psicobiologia e delle neuroscienze, e oggi continua ad essere una disciplina viva e in continua evoluzione.

“La crescita di entrambe le discipline e la consapevolezza di non riuscire a curare la sofferenza mentale solo con le molecole farmacologiche – il crollo della ‘grande illusione’ – ha portato alla descrizione e poi allo sviluppo delle cosiddette terapie integrate, che hanno mostrato una efficacia superiore alla sola psicoanalisi o alla sola psicofarmacologia.”

Dall’altro lato, l’invenzione degli psicofarmaci negli anni ’50, come la clorpromazina e l’imipramina, ha aperto nuove frontiere nel trattamento dei disturbi psichici, con un impatto significativo sulla medicina psichiatrica e sulla chiusura dei manicomi in diversi paesi. La disponibilità di farmaci antidepressivi, ansiolitici, antipsicotici e stabilizzatori dell’umore ha trasformato la gestione dei disturbi mentali, ma ha anche reso evidente che la cura della sofferenza psichica non può essere ridotta alla somministrazione di molecole farmacologiche.

Nel corso del tempo, psicoanalisi e psicofarmacologia hanno camminato parallelamente, ma con una crescente consapevolezza che la sola psicoanalisi o la sola farmacoterapia non sono sufficienti a rispondere alla complessità della sofferenza mentale. La crescente diffusione di nuove forme di sofferenza, come i disturbi borderline, le dipendenze e le patologie psicosomatiche, ha portato allo sviluppo di terapie integrate, che combinano il trattamento farmacologico con l’approccio psicoanalitico. Questo approccio integrato si è rivelato particolarmente efficace, soprattutto nel trattamento di disturbi gravi e complessi, come le psicosi o i disturbi di personalità, migliorando anche l’efficacia del lavoro analitico in casi meno gravi, dove l’uso dei farmaci facilita il percorso terapeutico.

L’articolo sottolinea anche il crescente ricorso agli psicofarmaci, amplificato dalla crisi economica, con un aumento delle prescrizioni di antidepressivi e ansiolitici, anche da parte dei medici di base. I dati mostrano che una parte significativa della popolazione ha fatto uso di farmaci per disturbi psichici, evidenziando l’importanza sociale ed economica del tema. Infine, si discute di una nuova frontiera della psicofarmacologia orientata psicodinamicamente, che rappresenta un campo di enorme potenziale per la clinica e la teoria psicoterapeutica.