La Vita Dopo il Buio

Non c’è un momento preciso in cui mi sono accorta che la depressione aveva preso il controllo della mia vita. È stato un processo lento, quasi impercettibile: una mancanza di energia qui, una sensazione di vuoto lì, fino a che alzarmi dal letto ogni mattina è diventato un’impresa titanica. Mi sono isolata, ho smesso di vedere gli amici e di fare le cose che amavo. Dentro di me c’era una voce che continuava a ripetere che ero sbagliata, che non valevo nulla.

Ho provato a combattere da sola per anni, convincendomi che prima o poi sarei riuscita a farcela senza aiuti. Ma ogni tentativo finiva in un fallimento, e con esso aumentava il mio senso di colpa. Quando il mio terapeuta mi ha suggerito di provare un antidepressivo, mi sono sentita una fallita. Avevo interiorizzato l’idea che prendere un farmaco significasse essere debole.

Le prime settimane di cura sono state dure: nausea, insonnia, e un costante senso di dubbio. Mi chiedevo continuamente se stessi facendo la cosa giusta. Ma poi, piano piano, è successo qualcosa. La nebbia nella mia testa ha iniziato a diradarsi, e con essa è tornata una piccola luce. Non è stato un cambiamento radicale, ma abbastanza per farmi capire che stavo andando nella direzione giusta.

Con il tempo, ho imparato a vedere gli antidepressivi non come una scorciatoia, ma come un ponte. Mi hanno dato la stabilità necessaria per lavorare su di me in terapia, per ricostruire relazioni e per ritrovare la gioia nelle piccole cose. Non dico che sia stato facile, né che la strada sia finita. Ma per la prima volta in anni, sento di avere il controllo della mia vita.

Se c’è una cosa che vorrei dire a chi legge questa testimonianza, è che chiedere aiuto non è un segno di debolezza. È un atto di coraggio. E la luce, per quanto sembri lontana, è lì. Devi solo avere il coraggio di fare il primo passo.

M., 23 anni